Intervista all’Avvocato Paola Tuillier di Diritti del Paziente ( organizzazione di professionisti creata per fornire assistenza legale a chi è vittima di un errore medico e non può affrontare i costi di un procedimento civile per ottenere il giusto risarcimento) pubblicata sul settimanle “Starbene” gruppo Mondadori, il 4 luglio 2016.
“Sono incinta e mi sono rivolta a una clinica per un’ecografia morfologica. Ho saputo poi che nella mia città c’è un centro ecografico più all’avanguardia. Il ginecologo della clinica avrebbe dovuto avvertirmi della possibilità di usufruire di strumenti più sofisticati?”
Giulia, Mantova
«La Corte di Cassazione (Cass. n. 4540/2016) ha precisato che l’ecografista non ha l’obbligo di rinviare il paziente a un centro a più alta specializzazione per controlli ecografici sul feto», spiega Paola Tuillier – Diritti del Paiente, avvocato del Foro di Roma. «Questo dovere sussiste solo se l’ospedale non dispone di attrezzature adeguate: perché non perfettamente funzionanti, per esempio, oppure obsolete. In questo caso, infatti, l’esame rischia di dare un esito non corretto né completo alla futura mamma, che viceversa è sicura di aver ricevuto una diagnosi certa sulla crescita del suo bebè. Mettere a disposizione tecniche strumentali e apparecchi adeguati ed efficienti, d’altra parte, è un obbligo e rientra nel “contratto di spedalità” che qualsiasi struttura sanitaria stipula con il paziente. Se il medico
non avvisa la paziente che gli strumenti ecografici non sono adeguati e non la rimanda a un centro meglio attrezzato, viene perciò ritenuto responsabile di questo silenzio ed eventualmente degli errori diagnostici conseguenti a un esame dagli esiti poco attendibili per colpa del deficit strumentale che non è stato segnalato».
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